Cos’è la Salvezza?

La “Salvezza” è un desiderio naturale del cuore umano. Con il termine Essere salvato si intende, avere la vita per sempre, la completezza, il possedere la libertà e il riposo per l’eternità.  La salvezza è beatitudine, cioè la felicità o la beatitudine di essere integro e libero dalla paura, dal dolore, dalla morte e da tutti gli altri ostacoli simili.  Per molti è difficile credere che la salvezza sia possibile. Nonostante questo, tutti in un certo senso dovrebbero lottare per la propria salvezza.

Ricchezza, potere, onore e piacere non possono mai portare la salvezza a nessuno.  Né i programmi di auto-aiuto o gli oratori motivazionali possono portare la salvezza, per quanto utili siano.  Né nessun’ idea umana, per quant’elevata, può salvarci.  I cristiani affermano che la salvezza dell’uomo viene da Colui che ha creato l’uomo a sua immagine – Colui che è al di là delle nostre immaginazioni, che «abita una luce inaccessibile: nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo»  (1 Tm 6,16).  È il grande amante delle nostre anime.  È Colui per cui desideriamo, ogni volta che desideriamo la salvezza.

«Solo in Dio riposa l’anima mia: da lui la mia speranza. Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: non potrò vacillare» (Sal 62,6-7).

La salvezza viene solo da Dio. Infatti, Dio è la salvezza;  per ogni uomo, donna e bambino che sia mai vissuto, solo Dio rende possibile la salvezza.  La comunione con il vero Dio, in questa vita, è la nostra migliore e unica prospettiva per sperimentare la salvezza (o, le grazie di Dio) qui e ora.  Allo stesso modo, la comunione con il vero Dio è la nostra unica speranza per raggiungere la pienezza della salvezza nell’aldilà.

«Cantate al Signore, uomini di tutta la terra, annunciate di giorno in giorno la sua salvezza» (1 Cr 16,23).

L’identità più profonda della Chiesa cattolica, e tutta la sua missione, è legata al tema della salvezza.  Il compito costante di tutta la Chiesa, dal Papa al più semplice dei credenti, è «[annunciare] di giorno in giorno la sua salvezza».  In tutta la sua adorazione, preghiere, predicazione e servizio, si sforza di esaltare l’opera salvifica di Dio e di proclamarla a tutti in modo che il mondo intero possa essere salvato.

Inoltre, l’opera salvifica di Dio che la Chiesa proclama è Gesù Cristo.  Questo è perché Dio, il vero Dio, si è fatto conoscere in Gesù Cristo, il suo unigenito Figlio, che si è incarnato e si è fatto uomo «per noi uomini e per la nostra salvezza» (Simbolo niceno-costantinopolitano).

«Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17,3).

Il nome “Gesù” significa letteralmente “Dio salva”.  Nella vita, morte e risurrezione di Gesù Cristo e nel dono del Suo Santo Spirito, Dio ci ha rivelato il Suo intero piano di salvezza e, in verità, si è donato a noi nell’amore, totalmente e completamente.  In Gesù Cristo, vediamo il Dio invisibile reso visibile, il Dio nascosto reso manifesto.  Attraverso Gesù, possiamo arrivare ad avere un’intima comunione con il Dio che ci ha creati.  Dobbiamo credere in Dio, affidandoci alle Sue mani, ricevendo lo Spirito Santo, in modo da poter vivere un nuovo tipo di vita e ricevere per grazia di Dio la salvezza che desideriamo.

«In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati» (At 4,12).

Sebbene Dio si sia rivelato «molte volte e in diversi modi nei tempi antichi», ora ha mandato Suo Figlio, Che «è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza» (vedere Eb 1,1-3).  Di conseguenza, «In nessun altro c’è salvezza»;  «Chi crede in [Gesù Cristo] non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio» (Gv 3,18).  Chiunque entra in comunione con Dio mediante la fede in Gesù Cristo, rispondendo liberamente al suo dono di grazia, e persevera in quella comunione fino alla morte, ha in lui la salvezza eterna.

Chiunque rifiuta la fede e rifiuta la comunione lo fa per amore di qualcosa di meno di Dio, qualcosa – che sia ricchezza, potere, onore o piacere – che non potrà mai soddisfare.  Una tale scelta porta solo alla distruzione, al fuoco eterno noto come inferno.

«In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga» (At 10,34-35).

Questa dinamica è valida in tutto il mondo, in ogni epoca e luogo.  Infatti, Gesù «ha dato se stesso in riscatto per tutti», e Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2,6; 2,4).  Coloro, quindi, che «senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa», possono anche trovare la salvezza.  Tali persone sono coloro che «cercano sinceramente Dio e coll’aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza», o coloro «che non sono ancora arrivati alla chiara cognizione e riconoscimento di Dio, ma si sforzano, non senza la grazia divina, di condurre una vita retta» (Vaticano II, Lumen Gentium 16).

Queste persone credono in Cristo, almeno implicitamente, per anticipazione.  Infatti, le azioni veramente giuste compiute in modo devoto sono sempre basate sulla fede: «il giusto vivrà per la sua fede» (Ab 2,4; cfr. Rm 1,17; Gal 3,11; Eb 10,38).

«È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo» (Tt 2,11-12).

È la fede, quindi, che salva.  La salvezza di Dio è in definitiva un dono gratuito che può essere solo ricevuto.  Ma le azioni giuste sono il frutto della fede – sono fede vissuta.  Come ci dice continuamente la Bibbia, saremo giudicati dalle nostre azioni.  La salvezza, quindi, viene dalla fede e dalle opere.  «Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo?  … Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa.  … Vedete che l’uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede» (Gc 2,14. 17. 24).  La fede è l’inizio e il principio vitale ed interiore della salvezza.  Le buone opere contribuiscono alla conferma e alla crescita della salvezza.  Una fede senza opere di carità rischia di morire.  «Infatti la fede, qualora non si aggiungano ad essa la speranza e la carità, non unisce perfettamente a Cristo né rende membra vive del suo corpo» (Concilio di Trento, Decreto sulla giustificazione, cap. 7).  Come insegna San Paolo, la fede che salva è una «fede che opera per mezzo della carità» (Gal 5,6).

«Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre … E [i malfattori] se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna» (Mt  25, 32. 46).

Senza fede vivente, quindi, non ci può essere salvezza per nessuno.  L’alternativa alla salvezza è la dannazione: cioè l’eterna separazione da Dio.  «Ma molto spesso gli uomini, ingannati dal maligno, hanno errato nei loro ragionamenti e hanno scambiato la verità divina con la menzogna, servendo la creatura piuttosto che il Creatore (cfr. Rm 1,21 e 25), oppure, vivendo e morendo senza Dio in questo mondo, sono esposti alla disperazione finale. Perciò la Chiesa per promuovere la gloria di Dio e la salute di tutti costoro, memore del comando del Signore che dice: “Predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15), mette ogni cura nell’incoraggiare e sostenere le missioni» (Vaticano II, Lumen Gentium 16; cfr Rm 1,21. 25; Mc 16,15-16).

Cosa devo fare per essere salvato?

«[Il carceriere] condusse [Paolo e Sila] fuori e disse: “Signori, cosa devo fare per esser salvato?”. Risposero: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”»  (At 16,29-31).

«All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: “Che cosa dobbiamo fare, fratelli?”. E Pietro disse loro: “Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo”» (At 2,37-38).

Per afferrare la salvezza, bisogna aggrapparsi a Dio e a Suo Figlio Gesù Cristo mediante la fede.  Bisogna ricevere il battesimo, il sacramento della rigenerazione, impegnarsi in questa nuova vita in Cristo, affinché possa dire con san Paolo: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,19-20).

Questa vita in Cristo si vive nella Chiesa.  Come i primi convertiti dei discepoli di Cristo, coloro che abbracciano Cristo mediante la fede e il battesimo devono successivamente «[essere perseveranti] nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere» (At 2,42).  Devono vivere in comunione con tutta la Chiesa: con i suoi ministri ufficiali e con tutti i compagni di fede.  Devono cercare il Signore nella loro vita attraverso la Sua Parola e i suoi sacramenti.  Poiché la fede non è una credenza stantia, ma piuttosto un principio vitale della vita, deve essere esercitata continuamente per rimanere forte.

«Ed ecco, un tale si avvicinò e gli disse: “Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?”. Gli rispose: “… Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti”» (Mt 19,16-17).

Alla domanda su cosa bisogna fare per essere salvati, Gesù ha risposto che bisogna osservare i comandamenti di Dio: riassunti nei Dieci Comandamenti dati da Dio a Mosè.  Questi, a loro volta, sono compresi dal duplice comando: «[Amerai] il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza» e: «Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Mc 12,30-31).  Di seguito sono elencati i Dieci Comandamenti, in una formulazione catechetica tradizionale.  Sono i requisiti morali di base della fede:

  1. Io sono il Signore Dio tuo: Non avrai altro Dio fuori di me.
  2. Non nominare il nome di Dio invano.
  3. Ricordati di santificare le feste.
  4. Onora il padre e la madre.
  5. Non uccidere.
  6. Non commettere atti impuri.
  7. Non rubare.
  8. Non dire falsa testimonianza.
  9. Non desiderare la donna d’altri.
  10. Non desiderare la roba d’altri.

Ogni volta che falliamo, in modo serio, nei requisiti morali della fede, dobbiamo pentirci del nostro peccato e riaffermare il nostro impegno a seguire Cristo.  Ciò si realizza attraverso il sacramento della penitenza (cfr. Gv 20,20-23).

«Il giovane gli disse: “Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?”. Gli disse Gesù: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!”» (Mt 19,20-21).

La salvezza non è statica.  Come un seme di senape, cresce da un minuscolo seme in una grande pianta (vedere Marco 4,31-32).  Infine, trova il suo completamento nella vita eterna del cielo, e anche lì esistono diversi livelli di gloria o ricompensa (cfr. Mt 5,12; Lc 6,23; 1 Cor 3,13-15; 2 Cor 5,10).  Tutti i discepoli di Cristo sono chiamati a perseguire la perfezione e ad edificarsi l’un l’altro in Cristo.  Questa è la via del desiderio di Dio: di maggiore amore, umiltà, distacco, servizio.  Questo è il percorso delle Beatitudini e del Discorso della Montagna di Gesù (Mt 5 – 7).  Possa Dio benedirti mentre cerchi la salvezza nella verità.

«Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza» (Is 12,2).

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